Operazione Beirut ‘75. Ebbi l’indirizzo di una profumeria di Beirut e di un bazar di Aden dove avrei trovato un Italo-Somalo che avrebbe preso in consegna quanto mi diedero : due buste da lettera, gialle e chiuse. Il Somalo avrebbe dovuto dire nel nostro primo incontro, la terza cifra del mio codice. A Beirut, invece, avrei incontrato una ragazza Libanese sui vent’anni : avrebbe conosciuto la sesta cifra. Bene ! sono entrambi il numero 1, nessun pericolo di confondermi - dissi. Pensavo che a Roma fossero davvero fuori di testa con questi numeri in codice. Dopo tutti i casini che ci mandavano a sciropparci, pretendevano che ci ricordassimo ... "la quinta lettera ... la nona cifra ... e l’animaccia loro ! A me facevano un pò ridere quando giocavano agli agenti segreti, ma fingevo di dargli retta seriamente, ... per non offendere. Mi presentai a Genova, alla compagnia Garibaldi, puntuale. C’erano parecchi altri marittimi, praticamente, tutto l’equipaggio della T/n Atria doveva essere sostituito ad Aden. Ci diedero i biglietti ed i documenti di imbarco e raggiungemmo l’aeroporto.

Arrivammo in un paio d’ore a Beirut, non ricordo se era il 14 o il 15 Agosto del 1975, ma era il giorno in cui le autoblindo Musulmane occuparono l’aeroporto di Beirut, mentre i Cristiani Maroniti occupavano il Porto. Lo so per certo perché la coincidenza del nostro volo per Aden ci lasciava lì per una decina di ore. Il tempo sufficiente per recarmi alla profumeria dell’indirizzo e ritrovarmi davanti alla più bella ragazza Araba che avessi mai visto ... una vera meraviglia ! non so quanto tempo rimasi a guardarla.

(Beirut: Colombe?)

Mi chiedeva qualcosa in francese ma non so cosa. Risposi come un idiota : parlèz vous Francais ?. Si mise a ridere e disse annuendo : un ? ... un ? ... un !. Non capivo che stava dicendo 1 : la terza o "l’animaccia loro !" del mio codice. Da noi, nel Sud, detto in quel modo, sembra più una interrogazione ... una specie di : "che vuoi ?". Mi ero già dimenticato anche dei documenti e del volo per Aden. Volevo uscire con lei e glielo dissi. Non aveva niente in contrario, ma chiudeva il negozio alle 13 e non poteva allontanarsi prima. Annuendo mi fece capire che aspettava la persona alla quale consegnare i documenti e che era meglio che io andassi via. Mi impegnai a fare un giro lì intorno fino alle 13, c’era un mercatino ed andai a visitarlo. Scoppiò un finimondo e giuro che non ne sapevo niente. All’improvviso, alcuni gruppi di Arabi che stavano tra le bancarelle come me, tirarono fuori dei Kalashnikov e presero a spararsi furiosamente. Non gli importava nulla della folla terrorizzata che correva e mi spingeva in una via in discesa come un fiume in piena. Non potevo fare altro che seguire la corrente, oltretutto la cosa degenerava, si sentivano anche delle esplosioni e delle sirene. Mi ritrovai vicino ad un taxì e lo presi al volo :... all’aeroporto - dissi. Non era più il caso di tornare alla profumeria. Ero senza documenti personali, li aveva il capogruppo dell’equipaggio, e quelli che avevo, destinati ad Aden, sicuramente era meglio non mostrarli !. Raggiunsi l’aeroporto, ci volle un bel pò . Il taxista trovava tutte le vie bloccate da autoblindo, era pieno di soldati. Conosceva bene la città e lo dimostrò riuscendo ad aggirare, passando nei vicoli di Beirut, tutti i posti di blocco. Mi lasciò davanti all’ingresso, era tardi e pieno di soldati, ed avevo sinceramente paura di non fare in tempo a raggiungere i marittimi. Ero pratico di crisi ormai e, quella, non era una cosa che sarebbe durata poco. Passai dalle sale merci, correndo a fianco ad un carrello portabagagli ... andava nella direzione giusta, la sala di transito. Erano tutti lì, in attesa che chiamassero il nostro volo, ma lo avrebbero chiamato ?. Avevo raggiunto la scala che mi avrebbe portato dal piano bagagli al piano passeggeri. Imboccai la scala, mi trovai davanti ad un soldato Libanese armato, era solo, disse : Passport !. Se mi fermavo a spiegare perchè non ce l’avevo avrebbe chiamato i suoi superiori, per lo meno mi avrebbero perquisito e sarei stato finito !. Decisi in un attimo, dopo aver visto con la coda dell’occhio che eravamo soli, di atterrarlo con un calcio di "Savate" allo stomaco ed una gomitata alla nuca. Mi cadde addosso e lo guidai verso un mucchio di sacchi postali, vicini al sottoscala. Ce lo misi sdraiato e, per maggior sicurezza, lo colpii ancora alla nuca con il calciolo del suo fucile. Non troppo forte ... non eravamo in guerra col Libano, ma volevo essere sicuro che non si svegliasse mentre ero ancora lì. Salii le scale d’un fiato. Raggiunsi il salone passeggeri, l’equipaggio dell’Atria era in fondo, vicino alle vetrate. Fui fermato da due soldati, anche loro volevano il Passport. Dissi in Italiano : ma tutti da me lo volete il passaporto, ma che vi sembro !?. Lo dissi ridendo, ma loro non ridevano. Mi puntarono le armi addosso, mi fecero alzare le mani e stavano cominciando a perquisirmi quando arrivò l’Ufficiale che aveva i documenti di viaggio di tutti. Mostrò il mio Libretto di navigazione e disse : "Crew member of Atria, Italian ship. We are in transit for Aden".Smisero di perquisirmi e guardarono il Libretto. Non so se avevano capito l’Inglese dell’Ufficiale Italiano, ma avevamo assunto tutti un aspetto così innocuo che si rilassarono e si allontanarono. "Ma dov’eri finito ?" - disse l’Ufficiale - "Hanno già chiamato il volo, stanno sgomberando l’aeroporto dai voli in transito, forse lo chiudono ... sta scoppiando una guerra civile. Abbiamo telefonato in compagnia ce l’hanno detto loro,... non ti allontanare che è pericoloso !". Sissignore. - risposi. Raggiunsi il gruppo e parlai con Angelo, era stato in Marina Militare con me, sulla stessa nave. Lui era un congedato "vero" del contingente I° ’52. All’epoca mi fece portare anche i tricolori da congedante. Come è strana la vita, chi si sarebbe mai immaginato di ritrovarmelo tra l’equipaggio dell’Atria ?. L’altoparlante dell’aeroporto chiamò il volo per Jiddah (Saudi Arabia) e Aden indicandoci il Gate. Ci dirigemmo verso l’uscita indicata. Dalle vetrate vedevamo la pista e le autoblindo che ultimavano l’occupazione, ma il nostro volo era sicuro. Appena usciti dalla sala e prima di salire sul bus che ci avrebbe portato all’aereo, fui fermato di nuovo dai soldati, mi perquisirono in cerca di armi. La busta con i documenti però era in valigia, già sull’aereo. Considerata la simpatia che riscuotevo tra i soldati Libanesi, alla fine, era più al sicuro lì. Angelo rise di tutte queste "attenzioni". Hanno visto troppi film di guerra - disse ridendo, in fila dietro di me. Finalmente a bordo - pensai, sedendomi in una comoda poltrona (anche se ci sto sempre troppo stretto). Era un aereo della M.E.A. "Midle East Airlines, linee aeree Libanesi". Mi dedicai ad ammirare la bella hostess che mi svolazzava davanti ed il pensiero tornò alla profumeria ed a quella bella ragazza. Mi colpì, improvvisamente, il fatto che non gli chiesi nemmeno come si chiamava ... ma già, mi avrebbe dato un nome falso ... ed io pure !. A dispetto di tutte le dichiarazioni di certa stampa, in Libano, non si stava combattendo una guerra civile a "solo" sfondo religioso. La Religione era un alibi usato da "Loro" per nascondere il tentativo di colonizzare un altro pezzo di mediterraneo. Infatti, i Cristiani Maroniti, erano filo occidentali, per un sistema democratico e del libero mercato "capitalista !" ; i Musulmani Libanesi, compresi i rifugiati Palestinesi nel Libano meridionale, erano filo Sovietici, alleati dei Siriani di Assad. Il tutto, per noi, rientrava nel piano di accerchiamento dell’Europa Occidentale in atto : nel ’75 erano infatti filo Sovietici (anche se, alcuni, erano solo filo-Tiranno di turno!, erano comunque ostili alle Democrazie occidentali.) i paesi mediterranei dell’Algeria, Tunisia, Jammairhiya-Libia, l’Egitto, la Siria ed i Balcani. Secondo noi, era in pieno atto un attacco del Cremlino che, partito dall’offensiva del Tet Vietnamita, proseguiva su tutti i teatri della guerra cosiddetta "fredda" che, però, per noi, fu davvero rovente !. Per non dire dell’Angola e dello Zaire, perduti alla Democrazia con Mozambico, Somalia, Etiopia, Sudan ed altri piccoli stati Africani come il Dahomey che, con un colpo di stato, erano entrati nell’orbita Sovietica. Dormii fino ad Aden, non mi accorsi nemmeno di essere arrivato a Jiddah. Arrivammo ad Aden alle prime luci dell’alba.

 

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