Tunisi era in fiamme nel capodanno ‘83-84, i ribelli di Akbar Maghreb si lanciavano sulle autoblindo con bottiglie molotov, incendiavano i carri armati e non ripiegavano anche se falciati con le mitragliatrici dagli elicotteri. Costò migliaia di morti quella rivolta, ma anche il potere a Ben Bourghiba. Ero nell'Avenue Alì Ben Bourghiba, quando i ribelli di Akbar Maghreb saltavano sulle autoblindo con le bottiglie molotov in pugno, ed ero ancora là quando, dopo la resa del Governo, i ribelli saltavano sulle stesse autoblindo, con le bandiere rosse di Akbar Maghreb in pugno al posto delle bottiglie incendiarie (Rosso era il colore scelto da A.M per l'Unione Federale degli Stati del Maghreb, niente a che vedere con i Sovietici, era il rosso della bandiera Tunisina e Marocchina e della mezza luna Algerina). Il Governo cercò di salvarsi incolpando dei massacri il Ministro degli interni, ma di lì a poco fu costretto a dimettersi. In Algeria invece il F.I.S (Fronte Islamico di Salvezza) dimostrò di essere più forte di A.M. ma questo fece fallire la Guerra del pane e non diede la vittoria al F.I.S. La stessa cosa avvenne in Marocco, dove i Berberi del Rif si ribellarono ad un aumento delle tasse doganali che, di fatto, li affamava e dopo alcuni scontri vittoriosi a Tetouan e Chefchaouen, ottenuta dal Re Hassan II° l’abrogazione delle nuove  tasse, riposero le armi.

 

                                      

       (Campo di addestramento Berberi e Tuareg di Akbar Maghreb ai piedi dell'Atlante: Tabelballah)

 

Nel frattempo, nel 1984, fallito, ancora una volta, il tentativo d'Unione con la Tunisia, la Lubianka, riuscì a portare a termine l'Unione tra la Libia di Gheddafi ed il Regno del Marocco di Re Hassan II°, ...ma non era ancora esecutiva!.

Fu per questo che mi venne ordinato di continuare a tenere i contatti con gli attivisti di Akbar Maghreb anche dopo le battaglie di Tunisi ed Algeri e di organizzare la resistenza Democratica anche addestrando, in tutto il Maghreb, gruppi di guerriglieri da impiegare "stay-behind" (dietro le linee), nel caso che il Maghreb, effettivamente, fosse divenuto una colonia Sovietica ostile all'Europa Occidentale. Tutta la storia di questo periodo si può riassumere in un pellegrinaggio tra campi Beduin e Tuareg (nomadi del Sahara) e Tribu Berbere dell'Atlante, durante il quale, accompagnato dai capi di A.M. insegnai le tecniche di guerriglia ed addestrai, così come potevo ...dati i scarsi mezzi, i Volontari Democratici della Federazione Maghrebina a non arrendersi alle Dittature prossime venture!.

Io fui fatto prigioniero sul Rif, a Novembre ’85 (il 19-11-'95 ...credo)

(Forse ... è solo un sogno!)

 

e venni imprigionato nel Carcere di Tetouan con altri 700 Ribelli di Akbar Maghreb, ma anche del F.I.S. Non rivelai la mia identità e fui accusato, come tutti gli altri, di aver violato le leggi doganali del Regno. Fui visitato in Carcere dal Console d’Italia a Tangeri al quale, certo, non rivelai la mia identità. Gli protestai le condizioni inumane in cui venivamo tenuti tutti e le violazioni delle Convenzioni Internazionali sui Diritti dell’Uomo. In particolare la pratica di punizioni corporali e torture praticate sui prigionieri: un cittadino Tedesco, di religione ebraica, "sospettato" di essere una spia Israeliana, era stato portato quasi alla follia attraverso la sua chiusura, in isolamento, in una cella speciale chiamata "cascio" (una cella dove era impossibile stare sdraiati e, periodicamente, si veniva bagnati a secchiate d'acqua), ricordo che fu liberato grazie all'interessamento del Consolato di Germania, si chiamava Rainer P... ; un cittadino Spagnolo, di Barcellona, che insieme ad altri pescatori di Malaga avevano sconfinato in acque Marocchine, fu prelevato dalla cella che condividevamo insieme ad altri 12 prigionieri (... in una cella di cinque metri per quattro, dove dormivamo per terra, con una vecchia coperta pidocchiosa per unico giaciglio), legato e frustato sotto la pianta dei piedi, non potè camminare per settimane; un giovane ribelle Maghrebino venne tenuto nel cascio così a lungo che perse l'uso delle gambe divenendo paralitico e ... non fu rilasciato!; numerosi altri episodi di violazioni dei diritti umani feci presente al Console d'Italia che venne a visitarmi in Carcere, ma non mi pare che fece nulla. Tra le altre, denunciai le violazioni subite da me stesso, che venni tenuto per otto giorni in un "cascio", in riva al mare, senza mangiare e con l'unico riparo al freddo di un vecchio tappeto nel quale mi avvolgevo la notte ...senza però potermi sdraiare a causa della mancanza di spazio. Fu durante quel periodo che mi si incarnirono le unghie dei piedi, ma non potei farci nulla : passerà - pensavo, come mi diceva il mio vecchio: Tutto passa nella vita, passerà anche questa! La stessa cosa che dissi quando mi ritrovai aggredito dalle cimici e tormentato dalla scabbia, era un problema comune a tutti lì dentro: "Ti danno gli anticorpi Italiano!" - dicevano gli altri prigionieri - "senza i morsi delle cimici e delle pulci, chissà che altra malattia da sporcizia potremmo buscarci quì dentro". Eravamo tenuti nei sotterranei di una vecchia fortezza Spagnola dell'epoca coloniale. Due (a volte tre) giorni alla settimana, venivamo condotti all'aperto per mezz'ora d'aria, eravamo talmente abituati al buio che tenere gli occhi aperti era impossibile, lacrimavano abbagliati dalla luce e, certo, non potevo chiedere un paio di "Ray-ban" ad una di quelle guardie. Erano letteralmente demoniache! Devo dire, però, che a me mi rispettarono sempre. Anche quella volta che, non potendo davvero più camminare, chiesi ad uno di loro di strapparmi le unghie incarnite. Lo fece rapidamente e bene, un colpo secco con le pinze e volarono via entrambe le unghie dei pollici. Fecero male per un pò, ma dopo qualche giorno andò meglio e pensammo alle altre ... un vero amico!. In quel carcere potei sopravvivere grazie all'aiuto dei prigionieri di Akbar Maghreb e delle loro famiglie. Gente povera, ma generosa, riuscivano a portare in carcere pane ed altre vivande e le dividevano con me e con quanti non avevano nessuno che potesse provvedere. Il vitto che passava il carcere era da campo di concentramento delle SS. La mattina, per colazione, un bicchiere di acqua calda ... per chi aveva il bicchiere! ed io non ero tra questi: serviva a riscaldare lo stomaco e, dopo l'intirizzimento della notte, sembrava un caffè espresso (... con un pò di fantasia!). A volte per pranzo ci portavano un pentolone d'acqua calda dove poteva capitare di trovarci qualche legume e/o qualche pezzo d'ortaggio, altre volte la "besara", una polenta fatta con la farina di fave, (quella era veramente buona ...quanto rara) e a volte niente!. Ogni Lunedì e Giovedì venivamo incatenati gli uni agli altri e trascinati nei sotterranei del Tribunale, portati davanti alla Corte che parlava in Arabo e poi riportati nei sotterranei della Fortezza di Tetouan. Così è stata la routin di quei giorni per circa due mesi. Già, tutto diventa routin, anche le cose peggiori! Erano diventate una "routin di vicinato" anche le visite reciproche che una guardia ci permetteva con un cittadino della Federazione Elvetica, Philip B..., un camionista arrestato, per non so più quale infrazione doganale, durante il transito in Marocco, e che era precipitato di colpo in quell'inferno, facemmo amicizia, ma non potevamo stare nella stessa cella ... io ero nella cella "especial", con i prigionieri politici, gente pericolosa! Philip ne ebbe per poco, uscì il 6 Gennaio 1986, per tornare nella sua amata Svizzera. Ricordo con esatteza la data della sua Liberazione perchè mi promise che avrebbe telefonato a mia moglie in Italia (ci era vietato, a noi sospettati di appartenere ad Akbar Maghreb, di comunicare con chicchessia) e lo fece. Una volta Libero, Philip, tornò alla fortezza e disse ad una guardia di riferirmi che non aveva parlato con mia moglie, ma che qualcuno, in Italia, al numero che gli diedi, gli aveva detto che era all'Ospedale e che, il giorno prima, era nato mio figlio. La guardia mi disse, attraverso le sbarre: "Italiano tienes un Hijo macho, se lama Marco ... como Marco Polo". E, da quel momento, tutto la fortezza-carcere di Tetouan, i prigionieri (non solo quelli di Akbar Maghreb) ed anche le guardie, mi fecero gli auguri chiamando mio figlio Marco Polo per giorni e giorni. Ero molto popolare, tutti sapevano chi ero, solo i Giudici della Corte Islamica non lo sapevano ... o si !?

Il Tribunale del Marocco, riconoscendo la valenza politica delle azioni di Akbar Maghreb, anche se non seppe mai con certezza se ne facevo parte e cosa ci facesse un "Marinero mercante en Transito para l'Italia sulle montagne del Rif", ordinò la mia Liberazione dopo due mesi di Carcere, ma per poter lasciare il Marocco dovevo pagare una multa di Dieci milioni di lire italiane. Non avevo alcuna intenzione di pagarla. Ma, mia moglie, informata dal Console di quello che mi era capitato e di dove ero, senza chiedere il mio permesso, pagò quella somma con un bonifico della nostra banca. (Mia moglie non sapeva altro di me se non che ero un marittimo, ed in quella occasione sapeva che ero stato arrestato perchè, sbarcato nel porto di Ceuta, - all’epoca porto franco Spagnolo sul lato Marocchino dello stretto di Gibilterra - fui trovato in possesso di cinque orologi non dichiarati alla dogana Marocchina, mentre ero diretto all’aeroporto di Tangeri per rientrare in Italia). Mia moglie era incinta e le notizie che il consolato le dava la preoccuparono molto, per questo pagò ! Lasciai la fortezza di Tetouan e gli amici che trovai anche lì: il piccolo Harmido, deforme perchè colpito dalla poliomelite da piccolo, che si arrampicava meglio delle scimmie sulle sbarre del carcere fino a raggiungere la luce del sole, in alto, dove stendeva, per tutti noi, il "bucato" che, nonostante tutto, riuscivamo a fare; il giovane tedesco Fritz F... di Norinberga, arrestato perchè, dopo una vacanza in Marocco, pensò bene di guadagnarci vendendosi l'auto, una Mercedes fiammante, ad un prezzo doppio rispetto a quello pagato in Germania ... non facendo i conti con la durissima legge doganale Marocchina che gli sequestrò l'auto, il denaro ricevuto e gli impose una multa che non poteva pagare: duecento milioni di Dirham, mas o meno!; Abdel Crim, Abdel Hafid, Boulima, Hakim, Ahmed e il vecchio Berbero del Rif, di cui non ricordo il nome che, fermato dalle guardie del Re mentre cavalcava tranquillo sulle sue montagne, (aveva 82 anni!) fu trovato in possesso di una borsa di "Kefe", il tabacco per la sua pipa! Gli fu detto che era droga, che si chiamava maryjuana e che era proibita... fu arrestato perchè oppose resistenza al sequestro del tabacco "per la sua pipa!". E tutti gli altri ... non li rividi mai più, nemmeno loro.

Rientrai in Italia il 4 febbraio 86, col volo Tangeri-Madrid-Roma, e mi presentai subito a fare rapporto al Ministero della Difesa Ufficio X°. Però non lo trovai più. Credendo di avere sbagliato (mi era capitato altre volte) uscii e rientrai più volte ... ma non avevo sbagliato ! "Via XX Settembre ,8 ... traversa di via Nazionale, ... è quì!" Chiesi ad un usciere, che mi sembrava di avere già visto lì in passato, notizie sull’Ufficio X° e sul Generale (che non vedevo da nove anni!). Mi svillaneggiò deridendomi in Romanesco e mi disse di provare a cercarlo in Sud Africa. Gli chiesi soddisfazione, ma si rinchiuse in un Ufficio e chiamò i Carabinieri che mi "intimarono" di lasciare il Palazzo. Non potendo fare altro andai via. Rientrai a casa, a conoscere mio figlio nato il 5 Gennaio 1986, mentre ero in Carcere a Tetouan, sul Rif ... per ’Italia! Per fortuna mia moglie ... era mia moglie e si ricordava di me ! . Conobbi mio figlio, era bellissimo ! 

Dopo qualche mese, non appena potei camminare agevolmente, raggiunsi Roma con alcuni commilitoni con cui ero in contatto. Incontrammo l'on. Craxi, all'epoca Presidente del Consiglio, che ci rassicurò sul nostro Stato di servizio. Stavano provvedendo a regolarizzarlo. Certamente non potevano riportare le operazioni svolte sottocopertura ma, per il servizio estero, l'avrebbero fatto figurare come fossimo stati addetti militari alle Ambasciate italiane, per altri, in Italia, avrebbero simulato impieghi di vario genere. Ci trasmise gli apprezzamenti del Ministro degli esteri, sen Andreotti, che proponeva una promozione a chi aveva partecipato all'opera di ammorbidimento del Presidente a Vita della Tunisia Habib Ben Bourghiba che titubava e tentennava davanti al protocollo d'intesa che tutelava i beni e gli investimenti degli Italiani in Tunisia. Gheddafi stava facendo un accordo con Bourghiba e al primo punto di quell'accordo c'era l'espulsione e la confisca dei beni della comunità italotunisina e degli imprenditori che avevano investito in Tunisia. Esattamente ciò che aveva fatto in Libia, nel 1969. Quell'uomo odiava in maniera patologica gli italiani. Il Ministro degli Esteri Andreotti era stato umiliato come mai nessuno prima di allora, dall'anticamera che fecero tutti, nel Palazzo del Governo Bourghiba a Tunisi. Furono lasciati soli, in attesa, per tutto il giorno fino a notte fonda e senza ricevere nemmeno un bicchier d'acqua e solo allora il Ministro Andreotti, prendendo atto che c'era la chiara volontà di umiliarli e di non firmare alcunchè, rinunciò e ordinò il rientro a Roma. Per questo quella richiesta e quegli ordini del 1985 che ottennero il risultato di vedere il Ministro M'Zali, piombare in tutta fretta alla Farnesina, a Roma.  Lo fece trafelato e senza nemmeno aspettare di essere annunciato si piazzò davanti alla scrivania del Ministro Andreotti, con gli accordi bilaterali già firmati a Tunisi, e la copia da controfirmare in Italia, correndo di nuovo a Tunisi subito dopo. Più ammorbiditi di così non avrebbero potuto essere ... davvero cremosi... Una nuova Guerra del Pane incombeva su di loro, se no, di lì a qualche giorno!

Per questo quel suggerimento al Presidente del Consiglio ma, in realtà, vi aveva già provveduto Ulisse, nostro comandante, subito dopo la firma di quel protocollo, il 17 Ottobre 1985. Io, pochi giorni dopo, caddi nella trappola al passo di Oujda, ai primi di novembre 1985.

Questo documento fu consegnato da Bettino Craxi a mani proprie del dr Franz, ormai si può dire, alias Piero Cancedda, la primavera del 1997. Franz era a Tunisi per un congresso internazionale medico dentistico e gli chiesi di provare a incontrare Craxi, che era superprotetto ad Hammamet dai servizi segreti del generale Ben Alì, che gli doveva la Presidenza. Lui gli disse che stava cercando di farsi ascoltare in audizione dalla Commissione stragi del sen Pellegrino e che in quella sede avrebbe detto tutto. Ma non potè dir niente perchè nessuno andò a sentirlo in Tunisia e morì appena due anni dopo quell'incontro ... Consegnò questo e altri documenti a Franz per noi, sopravissuti del Nucleo G. Voleva sopratutto dimostrarci che di quanto ci era accaduto non aveva colpa, anzi, ne era stato una vittima. Potete leggerlo in basso.

 

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