Operazione Speranza. Nel 1980, andai in Nigeria ed Angola.L’Angola era ridotto male, era alla fame ... della serie: "il Socialismo non è una mercanzia che si compra al mercato!" per citare una delle frasi ad effetto care ad Agostinho Neto.

(Forse ...è solo un sogno!)

Ma già ... era anche Lui un poeta come Andreade e Senghor, grandi Uomini, ma l’economia e lo sviluppo economico non si intendono di poesia !. Chiedevano gli aiuti alimentari ed io ero imbarcato su quel mercantile, M/n Amanda della Medafrica Line, che doveva portare migliaia di tonnellate di grano a Luanda. Davano la colpa all’Imperialismo Americano ed al Capitalismo Occidentale, come sempre fanno i regimi Comunisti, per giustificare i disastri economici dovuti alla loro incapacità ed alle loro idee strampalate. A Maggio 1980, si sarebbero dovuti imbarcare sull’Amanda, come passeggeri, alcuni politici tra cui Emma Bonino del partito Radicale Italiano. Avevano insistito per viaggiare con gli aiuti, per controllare meglio che arrivassero a destinazione correttamente. Il nostro comando voleva essere certo che non accadessero incidenti, perciò, il 23 Gennaio 1980, fui inviato su quel mercantile e feci due viaggi nel Golfo di Guinea prima di quello che a Maggio avrebbe portato gli aiuti alimentari. In occasione di quel viaggio, la nave si sarebbe chiamata :"la nave della speranza". E questo fu il nome in codice di quella missione : operazione speranza. Io però, nei pochi giorni che potevo stare a Luanda, non riuscii a rintracciare nessuno. Sicuramente chi non era morto era in prigione, oppure alla macchia, o espatriato chissà dove. Dove prendono il potere questi banditi è sempre così, un copione visto fin troppe volte. Rientrai in Italia e feci rapporto sulla situazione in Angola. Andai a casa per qualche giorno di riposo, era il 20 Maggio 1980 circa. Avrei raggiunto la "nave della speranza", (dove già erano stati imbarcati gli aiuti alimentari ed i passeggeri) in aereo, dopo una settimana di meritata licenza. Dopo pochi giorni, rientrando a casa a piedi, fui fermato dalla Polizia. Un certo Brigadiere L'aiola mi portò in Questura insieme a due ragazzi che mi avevano chiesto un informazione per uscire dalla Città poichè si erano persi. Avevano pochi grammi di Marijuana con loro, ma pare che, durante la notte, (che passai in una cella di sicurezza), in una chiesa abbandonata del loro paese, Tardara, (che mai avevo sentito nominare!), furono rinvenuti diversi chili di droghe leggere tra Marijuana ed hashish. Costoro, dopo un terzo grado dei Poliziotti ..."confessarono!?" di averli acquistati da me!. I poliziotti, specialmente questo Brigadiere L'aiola, mi chiedevano di confessare a mia volta: tanto ormai non potevo fare altro che tentare di avere le attenuanti confessando, dicevano. Naturalmente mi guardai bene dal fare una cosa simile. All’alba, però, in cella di sicurezza, fecero entrare mio Padre che mi disse che avevano perquisito casa nostra ed avevano trovato, dentro un armadietto chiuso a chiave ( ! ?), tre chili di piante di marijuana con fiori, foglie, rami e semi. Dissero che la droga o era la mia o era la sua, oppure di mia madre. Era lì per confessare che era sua. Naturalmente, a quel punto, confessai che era mia. Inventai una storia credibile ed andai in carcere. Uscito dall’isolamento di sei mesi, (nel quale ero stato tenuto per convincermi a confessare ... chi erano i miei complici ! ?), alcuni compagni di prigionia mi diedero i vecchi articoli che parlavano del mio arresto. Seppi così che "i giornali" diedero la notizia del ritrovamento di circa un chilo di hashish in una chiesa diroccata di un paese e che un altro quantitativo analogo di piante di marijuana era stato rinvenuto a casa dei miei genitori (!?) ; che era esplosa una bomba nella stazione di Bologna e che fece molte vittime. Dai giornali seppi anche che la perizia balistica diceva che era stato usato il Semtex, un esplosivo di produzione Cecoslovacca (un altro modulo Kennedy ! ?); che poco prima era caduto un aereo civile ad Ustica con altre vittime e che, contemporaneamente, un MIG-21 Libico era atterrato nella Sila, in Calabria, ed il pilota sarebbe stato ritrovato morto a bordo (ma queste sono cose lette sulla nostra stampa e "viste le mie esperienze con la stampa", chissà qual’era la verità !). Sentivo spesso in televisione che era la "strategia della tensione" e che, in qualche modo, c’entrava Gladio (!?). Nessuno teneva in considerazione le minacce del Dittatore Libico all’Italia che, in quel periodo, offriva protezione Militare a Malta, la quale era nelle mire espansionistiche di Gheddafi (eravamo pronti ad intervenire in seguito alle notizie di un imminente sbarco Libico a Malta ... alcuni di noi erano già a La Valletta) e, soprattutto, era un ambita e magnifica base Navale nel Mediterraneo per la flotta Sovietica del mar Nero! ; Nè si teneva in nessun conto l’ipotesi che l’aereo abbattuto ad Ustica, il 27 Giugno 1980, poteva essere un macabro avvertimento all’Italia in risposta ai dichiarati intenti di siglare quegli accordi di cooperazione con Malta ; Né fu rilevato che la Strage di Bologna avvenne nello stesso giorno in cui veniva siglato quell’accordo tra Italia e Malta, "nonostante gli avvertimenti ricevuti !" Se poi sia stato effettivamente siglato, vista la mia situazione, non lo potevo sapere. Mi chiedevo il perché di tutto ciò che mi accadeva e che accadeva fuori di lì ma, allora, non seppi darmi una risposta. Rinchiuso in quelle celle mi capitava spesso di pensare: Forse ... è solo un sogno! Un anno dopo l'arresto, fui trasferito in una colonia penale. L'avevo chiesto io ... per non morire d'inedia in una cella : avrei lavorato i campi ed il tempo sarebbe passato prima. Avrei avuto anche un televisore in cella, insomma ... un lusso!. Sapevo guidare i Carri armati, perciò, fui messo alla guida di un cingolato Catterpillar, un aratro da montagna che si pilotava con un sistema di pedali-freno e leve-frizione ... esattamente come un Tank. Feci il trattorista, aravo i campi e, finita l'aratura, zappavo, tagliavo la legna e facevo tutti i lavori agricoli di quella colonia penale ... il tempo passava prima. Mia madre e mio padre venivano a trovarmi ogni quindici giorni ed erano contenti, non ci eravamo più visti così spesso da quando mi arruolai. Anche lì, però, a volte, mi svegliavo di soprassalto e mi chiedevo: Forse ... è solo un sogno! Ma, abituati gli occhi al buio, vedevo la cella e i compagni di prigionia immersi in quello squallore con me: No, non è un sogno! - pensavo - è tutto vero, sono in prigione e ... dovrò restarci ancora a lungo! mi prendeva sempre la rabbia in queste occasioni, mi agitavo, imprecavo in silenzio, maledivo chi mi aveva fatto tutto questo ... ma a che serviva?. Se è davvero tutto un sogno mi sveglierò prima o poi! ... e questo era l'unico pensiero in grado di calmarmi.

 

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